Accogliere nei limiti

Dal libro Nuove Apocalissi di Enzo Bianchi:

C’e’ una tentazione, diffusa anche in certi ambienti del volontariato cattolico impegnati in prima fila sul difficile fronte dell’accoglienza degli stranieri, di pensare alla perfetta uguaglianza dell’altro, al criterio dell’accoglienza sempre e in ogni caso di tutti quelli che bussano alle nostre frontiere.

Ora, siamo consapevoli di quello che la storia ci insegna, e cioe’ che quasi mai il pane va verso i poveri e quasi sempre i poveri vanno verso il pane, cosi’ come siamo sempre piu’ coscienti della radicale uguaglianza di tutti gli essere umani di fronte a Dio e dell’universalita’ dei loro diritti, ma questo non puo’ tradursi automaticamente e acriticamente in un’accoglienza passiva e illimitata degli immigrati.

Che senso ha accogliere qualcuno senza poter fornire loro casa, pane, vestito e soprattutto una soggettivita’ e una dignita’ della nostra societa’?

Occorre riconoscere che esistono dei limiti nell’accoglienza: non i limiti dettati dall’egoismo che si asserraglia nel proprio benessere, ma i limiti imposti da una reale capacita’ di “fare spazio” agli altri, limiti oggettivi, magari dilatabili con un serio impegno e una precisa volonta’, ma pur sempre limiti.

Finlandia: multe proporzionali al reddito

Me ne aveva fatto cenno un finlandese qualche anno fa, parlando di automobili ed eccessi di velocita’. Da loro le multe per violazioni dei limiti di velocita’ o per altre infrazioni del codice sono proporzionali al reddito dichiarato di chi infrange il limite. Gli agenti di polizia inviano un SMS con il codice fiscale della persona, e ricevono l’indicazione del reddito dichiarato: in questo modo sono in grado di calcolare subito l’ammontare dell’infrazione.

Bell’uso della tecnologia, e in fin dei conti molto democratico.  Non sarebbe male venisse adattato lo stesso principio anche da noi!

Piu’ info qui, sul sito della Michelin e quello della Commissione Europea.

La spazzatura: saggezza di un monaco

Sto ascoltando in questi giorni i podcast degli interventi di Enzo Bianchi tenuti nella passata stagione per la trasmissione radiofonica Uomini e Profeti. Il tema: le tentazioni, dalla lussuria all’accidia, dall’ira alla gola.

Nel brano sull’avarizia (lo stream qui) e sul possesso viene toccato da Enzo Bianchi il problema della spazzatura (facendo riferimento, gia’ a maggio 2007, della situazione indecorosa di Napoli), dei rifiuti personali che ciascuno produce (ca. al 33 minuto) con queste parole:

“.. quando si vedono queste montagne di rifiuti, almeno a me viene in mente una idea, di una follia dell’umanita’ occidentale in questo momento.

Devo dire che qualche volta guardo il secchiello della mia pattumiera che verso, alla fine della giornata, e lo guardo per interrogarmi e dirmi: cosa ho consumato, quanto ho consumato, perche’ ho consumato queste cose piuttosto di altre.

Guardi, devo dire che e’ un esercizio che non e’ moralistico ma da’ la consapevolezza di che cosa vivo, che cosa consumo, che cosa mangio. Perche’ altrimenti noi ormai siamo abituati ad accogliere tutto quello che ci offre il mercato, la bancarella, il supermercato – semplicemente nella misura in cui e’ piu’ attraente lo consumiamo.

Ecco io credo invece … guardare qualche volta.. e che partire qualche volta dalla spazzatura, dalla quantita’ per renderci conto alla fine di cosa viviamo, e’ un’operazione salutare, ci da’ consapevolezza.”

Enzo Bianchi: anche tra i credenti c’e’ chi lavora contro il dialogo

Dall’intervista a Enzo Bianchi a Che tempo che fa prima di Natale, riporto qui il testo di un bel passaggio di forte autocritica verso un modo di vivere e proporre la religione (anche cattolica) – tipica di molti movimenti – che hanno alla loro base “la volonta’ di una chiusura su stessi,essere nella propria identita’ certi e sicuri senza guardare a quella identita’ che portano gli altri.”

“Il dialogo e’ un impegno e una responsabilita’ anche se e’ vero, oggi si ha diffidenza della parola dialogo,
anche all’interno delle religioni, purtroppo anche tra i credenti. Ormai nelle religioni ci sono credenti che lavorano contro il dialogo, dicono che il dialogo e’ una parola ormai indecente, di cui non bisogna fidarsi, perche’ pensano a come tornare a una identita’ dura, una identita’autorefenziale quando ogni identita’nasce e cresce dal confronto, dalla relazione e dal contatto con gli altri.

No,viviamo dei tempi molto difficili per quelli che credono nel dialogo, nel confronto nell’ascolto dell’altro.
Pero’ proprio per questo io credo che questo deve essere un impegno ancora piu’ risoluto.

Noi non siamo addetti a seguire le mode. Oggi il vento tira oserei dire contro il dialogo, contro il confronto, contro la riconciliazione; c’e’la volonta’ di una chiusura su stessi, essere nella propria identita’ certi e sicuri senza guardare a quella identita’ che portano gli altri.”

Genitori iperprotettivi: l’immaturita’, guaio di questi tempi.

Partendo da un fatto di cronaca avvenuto negli usa (una ragazzina tredicenne suicida dopo che il suo ragazzo di sedici anni la lascio’ prendendola in giro), apophenia sviluppa un’interessante analisi sul modo di essere genitori oggi che ho qui di seguito riportato.
L’immaturita’ educativa di molti genitori deriva da una immaturita’ individuale come singole persone, ancor prima che come coppia e famiglia. Ed e’ fortemente legata al modello di societa’ (occidentale) dei consumi per cui l’apparire e il successo, il gradimento agli altri contano piu’ di se stessi.


Much to my dismay, parenting today seems to require absolute belief that you’re child is the best child ever. Many parents think that their child can do no wrong and, thus, are unable to hear critiques of their own children. In some ways, it’s not surprising… people have fewer kids (who are mostly wanted thanks to birth control), inhabit single family homes, and live in a nurture-centric world where their children reflect on them at every level. Doubting one’s child means doubting oneself.

The result of our child obsession is that parents are overprotective. They want to cushion their children from every scratch and get involved in every incident that makes their children feel emotional or physical pain. This is precisely what causes parents to call schools when their child gets a B or ring up other parents when something mean is said on the schoolyard or other symptoms of “helicopter parenting.” Children are not encouraged to struggle through the feelings of pain and hurt and find a solution; instead, parents are expected to get involved and fix it and most enter the ring voluntarily. In these environments, there’s no social solidarity amongst parents and parents are unable to hear criticism about their child. Instead, such critiques are viewed as attacks and are used as weapons when parents want others to control their children their way.

Si fanno le scarpe.

Le evoluzioni del web e della personalizzazione non vedono soste: il NY times riporta fa una panoramica dei siti (tra cui Tupli) cui rivolgersi per personalizzarsi e farsi fare scarpe su misura.

Certune sono proprio bruttine… certo che se si riuscisse ad unire l’abilita’ e lo stile dei nostri artigiani con l’innovazione del web potrebbe ne potrebbero venir fuori delle belle!

Divorzio online

Ormai su web c’e’ tutto – nel bene e nel male, come nella realta’ fisica. Ci sono i siti per incontrarsi, per metter su famiglia, per imparare a crescere la prole… mancava quello che aiuta quanti hanno deciso per l’ultimo passo di coppia.
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Certo che il pragmatismo anglosassone e’ pronto a sfruttare tutte le occasioni!