Il senso del vivere

“You will never live if you are looking for the meaning of life. Fall in love with some activity and do it! Nobody ever figures out what life is all about and it doesn’t matter.”

In sintesi, essere appassionati e agire. Avere progetti e portarli avanti : una caratteristica che, indipendentemente dall’eta’ anagrafica, si vede nelle persone vive.

Make the site live again

Gia’… causa la disponibilita’ di tempo dovuta al piccolo incidente in bici, e la curiosita’ di riprendere ad aggiornare il sito – in questi giorni sto “giocando” a riaggiornare script e sito con le ultime tecnologie.Un bel divertimento per me, molto piu’ creativo che non risolvere cruciverba o sudoku!
Alla via cosi! 🙂

“Una corruzione della legge che viola uguaglianza e imparzialità”

Il costituzionalista Zagrebelsky: così si apre la strada a nuove intimidazioni
Il presidente Napolitano opera per evitare la violenza

ROMA – Non critica Napolitano, dissente da Di Pietro, benedice le proteste, boccia un decreto inconcepibile in uno Stato di diritto. Gustavo Zagrebelsky inizia citando un episodio che, “nel suo piccolo”, indica lo stravolgimento dell’informazione. Al Tg1 di venerdì sera va in onda la foto di Hans Kelsen, uno dei massimi giuristi del secolo scorso. “Gli fanno dire che la sostanza deve prevalere sulla forma: a lui, che ha sempre sostenuto che, in democrazia, le forme sono sostanza. Una disonestà, tra tante. Gli uomini di cultura dovrebbero protestare per l’arroganza di chi crede di potersi permettere di tutto”.

Professore, che succede?
“Apparentemente, un conflitto tra forma e sostanza”.

Apparentemente?
“Se guardiamo più a fondo, è un abuso, una corruzione della forza della legge per violare insieme uguaglianza e imparzialità”.

Perché? Non si trattava invece proprio di permettere a tutti di partecipare alle elezioni?
“Il diritto di tutti è perfettamente garantito dalla legge. Naturalmente, chi intende partecipare all’elezione deve sottostare ad alcuni ovvi adempimenti circa la presentazione delle candidature. Qualcuno non ha rispettato le regole. L’esclusione non è dovuta alla legge ma al suo mancato rispetto. È ovvio che la più ampia “offerta elettorale” è un bene per la democrazia. Ma se qualcuno, per colpa sua, non ne approfitta, con chi bisogna prendersela: con la legge o con chi ha sbagliato? Ora, il decreto del governo dice: dobbiamo prendercela con la legge e non con chi ha sbagliato“.

E con ciò?
“Con ciò si violano l’uguaglianza e l’imparzialità, importanti sempre, importantissime in materia elettorale. L’uguaglianza. In passato, quante sono state le esclusioni dalle elezioni di candidati e liste, per gli stessi motivi di oggi? Chi ha protestato? Tantomeno: chi ha mai pensato che si dovessero rivedere le regole per ammetterle? La legge garantiva l’uguaglianza nella partecipazione. Si dice: ma qui è questione del “principale contendente”. Il tarlo sta proprio in quel “principale”. Nelle elezioni non ci sono “principali” a priori. Come devono sentirsi i “secondari”? L’argomento del principale contendente è preoccupante. Il fatto che sia stato preso per buono mostra il virus che è entrato nelle nostre coscienze: il numero, la forza del numero determina un plusvalore in tema di diritti“.

E l’imparzialità?
“Il “principale contendente” è il beneficiario del decreto ch’esso stesso si è fatto. Le pare imparzialità? Forse, penseremmo diversamente se il beneficiario fosse una forza d’opposizione. Ma la politica non è il terreno dell’altruismo. Ci accontenteremmo allora dell’imparzialità”.

Anche lei, come l’ex presidente Onida, considera il dl una legge ad personam?
“Questa vicenda è il degno risultato di un atteggiamento sbagliato che per anni è stato tollerato. Abbiamo perso il significato della legge. Vorrei dire: della Legge con la maiuscola. Le leggi sono state piegate a interessi partigiani perché chi dispone della forza dei numeri ritiene di poter piegare a fini propri, anche privati, il più pubblico di tutti gli atti: la legge, appunto. Si è troppo tollerato e la somma degli abusi ha quasi creato una mentalità: che la legge possa rendere lecito ciò che più ci piace”.
Torniamo al decreto. Si poteva fare?
“La legge 400 dell’88 regola la decretazione d’urgenza. L’articolo 15, al comma 2, fa divieto di usare il decreto “in materia elettorale”. C’è stata innanzitutto la violazione di questa norma, dettata non per capriccio, ma per ragioni sostanziali: la materia elettorale è delicatissima, è la più refrattaria agli interventi d’urgenza e, soprattutto, non è materia del governo in carica, cioè del primo potenziale interessato a modificarla a suo vantaggio. Mi pare ovvio”.

Quindi, nel merito, il decreto viola la Costituzione?
“Se fosse stato adottato indipendentemente dalla tornata elettorale e non dal governo, le valutazioni sarebbero del tutto diverse. Dire che il termine utile è quello non della “presentazione” delle liste, ma quello della “presenza dei presentatori” nei locali a ciò adibiti, può essere addirittura ragionevole. Non è questo il punto. È che la modifica non è fatta nell’interesse di tutti, ma nell’interesse di alcuni, ben noti, e, per di più, a partita in corso. È un intervento fintamente generale, è una “norma fotografia””.

Siamo di fronte a una semplice norma interpretativa?
Quando si sostituisce la presentazione delle liste con la presenza dei presentatori non possiamo parlare di interpretazione. È un’innovazione bella e buona“.

E la soluzione trovata per Milano?

“Qui si trattava dell’autenticazione. Le formule usate per risolvere il problema milanese sono talmente generiche da permettere ai giudici, in caso di difetti nella certificazione, di fare quello che vogliono. Così, li si espone a tutte le possibili pressioni. Nell’attuale clima di tensione, questa pessima legislazione è un pericolo per tutti; è la via aperta alle intimidazioni“.

Lei boccia del tutto il decreto?
“Primo: un decreto in questa materia non si poteva fare. Secondo: soggetti politici interessati modificano unilateralmente la legislazione elettorale a proprio favore. Terzo: si finge che sia un interpretazione, laddove è evidente l’innovazione. Quarto: l’innovazione avviene con formule del tutto generiche che espongono l’autorità giudiziaria, quale che sia la sua decisione, all’accusa di partigianeria”.

Di Pietro e Napolitano. È giusta la critica dell’ex pm al Colle?
“Le reazioni di Di Pietro, quando accusa il Capo dello Stato di essere venuto meno ai suoi doveri, mi sembrano del tutto fuori luogo. Ciascuno di noi è libero di preferire un comportamento a un altro. Ma è facile, da fuori, pronunciare sentenze. La politica è l’arte di agire per i giusti principi nelle condizioni politiche date. Queste condizioni non sempre consentono ciò che ci aspetteremmo. Quali sono le condizioni cui alludo? Sono una sorta di violenza latente che talora viene anche minacciata. La violenza è la fine della democrazia. Il Capo dello Stato fa benissimo a operare affinché non abbia mai a scoppiare”.

Ma Di Pietro, nella firma del Presidente, vede un attentato.
“La vita politica non si svolge nel vuoto delle tensioni, ma nel campo del possibile. Il presidente ha agito usando l’etica della responsabilità, mentre evocare iniziative come l’impeachment significa agire secondo l’etica dell’irresponsabilità”.

Lei è preoccupato da tutto questo?
“Sì, è anche molto. Perché vedo il tentativo di far prevalere le ragioni della forza sul quelle del diritto. Bisogna dire basta alla prepotenza dei numeri e chiamare tutte le persone responsabili a riflettere sulla violenza che la mera logica dei numeri porta in sé“.

L’opposizione è in rivolta. Le prossime manifestazioni e le centinaia di messaggi sul web non rischiano di produrre una spirale inarrestabile?
“Ogni forma di mobilitazione contro gli abusi del potere è da approvare. L’unica cautela è far sì che l’obiettivo sia difendere la Costituzione e non alimentare solo la rissa. C’è chi cerca di provocare lo scontro. Per evitarlo non si può rinunciare a difendere i principi fondamentali. Speriamo che ci si riesca. La mobilitazione dell’opposizione responsabile e di quella che si chiama la società civile può servire proprio a far aprire gli occhi ai molti che finora non vedono”.

http://www.repubblica.it/politica/2010/03/07/news/zagrebelsky_intervista-2539237/

“How a New Jobless Era Will Transform America “

Un po’ lungo, ma ne vale la pena, ricco di osservazioni. Probabilmente la nostra societa’ (europea, italiana) ha qualche anticorpo in piu’ – ma basta guardarsi un po’ in giro per vedere che sono veramente rari.

“Many of today’s young adults seem temperamentally unprepared for the circumstances in which they now find themselves. Jean Twenge, an associate professor of psychology at San Diego State University, has carefully compared the attitudes of today’s young adults to those of previous generations when they were the same age. Using national survey data, she’s found that to an unprecedented degree, people who graduated from high school in the 2000s dislike the idea of work for work’s sake, and expect jobs and career to be tailored to their interests and lifestyle. Yet they also have much higher material expectations than previous generations, and believe financial success is extremely important. “There’s this idea that, ‘Yeah, I don’t want to work, but I’m still going to get all the stuff I want,’” Twenge told me. “It’s a generation in which every kid has been told, ‘You can be anything you want. You’re special.’”

via The Atlantic Online | March 2010 | How a New Jobless Era Will Transform America | Don Peck.

Metti un pane nel motore…

Follie.

Il grano che dovrebbe diventare cibo trasformato in carburante. Negli Stati Uniti un quarto dei cereali coltivati nel 2009 hanno alimentato auto, non persone: lo sostiene uno studio dell’Earth Policy Institute che ha analizzato i dati del Dipartimento all’Agricoltura.

Le cifre dell’anno scorso mostrano che la produzione di etanolo è salita a livelli record grazie ai sussidi agli agricoltori e a leggi che richiedono ai veicoli di usare quantità crescenti di biocarburanti. «Il grano coltivato per produrre carburante negli Usa nel 2009 sarebbe bastato a dar da mangiare a 330 milioni di persone per un anno» ha detto Ester Brown, direttore dell’istituto che ha analizzato i dati. L’anno scorso gli agricoltori Usa hanno raccolto 107 milioni di tonnellate di cereali, soprattutto mais, destinati a carburante, il doppio del 2007, quando l’allora presidente George W. Bush esortò ad aumentare la produzione del 500% entro il 2017 in nome del risparmio energetico.

via Cibo per 300 milioni di persone in Usa diventa carburante – Il Sole 24 ORE.

Privacy & FB

In questi giorni, FB sta aggiornando le regole della privacy.  Vale darci un’occhiata con calma, e agire in base al proprio stile.

E’ ora un po’ piu’ chiaro  cosa e a chi si rende visibile del proprio io virtuale. Assolutamente da controllare anche la parte che riguarda cosa i propri amici possono rendere pubblico di noi.

Siccome vanno tanto di moda le applicazioni a’ la Farmville e compagnia cantante, meglio usare gli strumenti che FB ci fornisce per evitare che quello che non vogliamo rendere pubblico da una parte venga ottenuto dall’altra… 🙂  Almeno essere coscienti di quello che si regala in giro!

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