Tendine di achille: tecarterapia

Non essendo riuscito nelle scorse settimane a far scomparire del tutto il fastidio al tendine d’achille, dopo un cambio di ortopedico e nuova ecografia, ho iniziato dalla scorsa settimana delle sedute di tecarterapia. Si tratta di un procedimento per cui si genera calore endogeno sulla parte dolorante, facendo concentrare e accumulare cariche elettriche presenti nei tessuti verso la zona dolorante. All’inizio non si percepisce nulla, dopo qualche minuto pero’ si avverte un calore crescente localizzato in prossimita’ dell’elettrodo usato dal terapista (l’altro elettrodo e’ costituito da una placca metallica posta a contatto della gamba).

Dopo solo due sedute non ho ancora notato miglioramenti: e’ presto pero’, questi giungono intorno alla sesta seduta. E cosi’, pazientemente, attendiamo… 🙂

Altro che palestra in casa… tutte balle!

cyclette
Photo taken by "dani3i3" on Flickr - (Creative Commons)

Proprio a cena ieri sera con degli amici si e’ toccato l’argomento degli attrezzi per fare ginnastica a casa: di come vogatori, cyclette, panche e chi piu’ ne ha piu’ ne metta – dopo l’entusiasmo iniziale vanno a finire in cantine o soffitte.

Qualche giorno fa, un articolo del corriere riportava proprio i risultati di un’indagine al riguardo:

Commenta David Williams, professore associato di psichiatria e comportamento umano dell’Alpert Medical School della Brown University: «Non è corretto affermare che la palestra a domicilio non serve. Allenarsi in teoria potrebbe risultare più semplice, ma l’elemento fondamentale è la motivazione interiore. Solo se siamo davvero determinati la ginnastica casalinga ha senso”.… Negli Stati Uniti il giro di affari legato all’acquisto di strumenti da camera è stimato attorno ai 4 miliardi di dollari all’anno. Secondo un’indagine dell’associazione Consumers Reports il 40% dei clienti dell’home wellness confessano di aver utilizzato le macchine meno del previsto.

Motivazione. Come in tutte le cose, e’ l’elemento fondamentale che resiste al tempo, alla fatica, alle sconfitte e alla paura. Gia’ gia’…e viene da dentro, e non si ingurgita come una bottiglia di gatorade o di redbull.

Puccini Marathon: il bello di una corsa.

E cosi’ ci fu infine la corsa. La Puccini (half) Marathon. Dopo la pioggia del giorno precedente, un bellissimo sole ci ha accolto al mattino della domenica alla partenza, a ridosso del Lago di Massaciuccoli, a Torre del Lago. Diverse centinaia di persone, il sole di gennaio che lento scruta ogni angolo, ogni albero, viso e casa.

Logo Puccini Marathon

Qualche giro di corsa per riscaldarmi i muscoli, lo stretching che oltre alla necessita’ assume anche un ruolo secondario scaramantico, di concentrazione: le ore passate ad allenarsi oramai sono finite nelle gambe, nel cuore, nella testa – non rimane altro che concentrarsi per tirarle fuori durante la corsa, passo dopo passo, chilometro dopo chilometro.

I soliti tipi attorno: dai (pochi) minimalisti, corridori per il puro piacere di correre ai super-tecnologici in collegamento diretto con i satelliti per conoscere tempi, posizioni, medie – gli amici delle polisportive, qualcuno gia’ in maschera per il carnevale. Mi piace molto correre, mi piacciono le gare e la sfida con i miei limiti: gareggiare in gruppo? si, anche se alla fine si perde un po’ del fascino della concentrazione, dell’ascoltarsi durante il percorso.

Tre, due, uno: partenza! Il serpentone inizia veloce a snodarsi lungo il viale che dalle rive del lago va fino al paese – gli altoparlanti emettono le pucciniane note di Nessun dorma (che altro?), che danno una carica e una emozione al pari di una barretta di destrosio…. e poi i chilometri si allungano, la media che tengo e’ veloce, in linea con le aspettative – e continuo.

I piedi, le gambe, il corpo tutto risponde bene in una lieta fatica che si allunga lungo il percorso: primi venti minuti, secondi – proseguiamo per il viale dei Tigli, bellissimo cammino alberato parallelo all’Aurelia e alla costa. Ancora chilometri, tutto prosegue bene – il ritmo e’ costante, il passo non e’ pesante e il fiato e’ armonioso. E gia’ si incrociano i primi che stanno tornando indietro – la loro media fara’ si che raggiungeranno il traguardo poco dopo l’ora… E si continua.

Ancora chilometri, siamo oltre la meta’ , i tempi sono nella media stimata – un po’ di fatica inizia ora a sopraggiungere, il passo si appesantisce accorciando la falcata – ancora cinque chilometri e poi ci siamo. Attacchiamo il tratto lungomare, passando sulla strada che costeggia i locali in riva al mare. Mi raggiunge un gruppetto con il pacemaker in testa: e’ quello di 1h 45′ … all’andata lo avevo superato troppo velocemente, ora mi supera incitanto come una chioccia il suo gruppetto che lo segue fedelmente. Sento che la stanchezza cresce nelle gambe, il mio muretto sta arrivando – ma non mollo, mi accodo anch’io forzando il ritmo al loro.

Ultimo chilometro, ultimo sforzo – per tagliare a 1h 44′ 34″ – abbassando cosi’ di circa dieci minuti il mio record. La gioia di avere corso, la gioia di essere arrivato e, certo anche quella – la gioia di essere migliorati!

Bella corsa, dopo la neve.

Dopo la nevicata, breve ma intensa, di ieri oggi e’ una bellissima giornata, con la fredda nitidezza delle giornate di inverno in cui il freddo rende limpido e sospeso il tutto. Con i colleghi siamo andati al campo a correre, ma visto il fango lasciato dalla pioggia e neve dei giorni precedenti sulla corsia, abbiamo optato per una corsa fino al parco della Mandria e ritorno. Tutto su strada, passando per il centro di Venaria e per i giardini adiacenti al fiume – il solito giro: bella comunque la sensazione di ieri, con la neve ghiacciata che ad ogni passo scricchiolava sotto le suole, con l’aria fresca che entrava nei polmoni, le vicine montagne imbiancate sullo sfondo e il freddo sole che illuminava il paesaggio.

Ringiovanire 10 anni

Il Corriere di oggi riporta i risultati di una ricerca medica condotta esaminando un campione di gemelli secondo cui viene nuovamente riconfermato (altre info qui) che una attivita’ sportiva consistente (almeno tre ore nette settimanali) contribuisce a rallentare l’invecchiamento del corpo umano (in particolare, si riduce il deterioramento delle strutture terminali dei cromosomi, i telomeri) in maniera significativa, stimata anche in una decina di anni.
E’ un altro valido motivo per correre, anzi – l’unico! … Certo che poi se poi si pensa con quale compagnia si passeranno i prossimi anni 5+7 … qualche ripensamento puo’ venire. 😉

Respirare meglio, correre meglio.

Non si smette mai di imparare. Mai.

Un aspetto della corsa su cui mi sono concentranto nelle ultime settimane, e che ha contribuito ad un miglioramento generale insieme ai singoli allenamenti, e’ stata la modalita’ di respirazione.

Durante una corsa un amico mi ha parlato della modalita’ di respirazione addominale yoga, la pranayama, applicata alla corsa. E’ una tecnica di base che gia’ nel corso di yoga pratico – ma che non avevo mai considerato di utilizzare anche correndo. Anche qui ne viene suggerita l’adozione per migliorare la propria capacita’ respiratoria durante una corsa.

Si tratta di distendere l’addome e di permettere ad ogni inspiro agli addominali, e di conseguenza alla sezione inferiore dei polmoni, di potersi dilatare maggiormente aumentando cosi’ la quantita’ di aria che viene inalata.

Ho iniziato cosi’ ad osservarmi meglio durante le corse, e ho notato che effettivamente il mio respirare era molto alto, e non si espandeva a sufficienza verso l’addome basso, impedendo cosi’ di poter inspirare una dose maggiore di ossigeno ad ogni inalazione. Non e’ un meccanismo automatico, occorre concentrarsi all’inizio per avviare poi la serie correttamente – ma dopo un po’ un lieve vantaggio si percepisce, a tutto vantaggio della resistenza e della velocita’.

Mezza maratona: a che velocita’?

Dopo la corsa di domenica scorsa, realizzata con una media di 4’45” al km, proseguo nel piano di allenamento per la prossima gara.

Come gia’ deciso, per il 2008 mi voglio concentrare sulle mezze maratone. Per darmi un obiettivo realistico di tempi (l’ultima che feci fu a 5’22”) ho provato a dare un’occhiata in giro ai metodi che consentono di estrapolare la velocita’ in una gara a partire dai tempi ottenuti in un’altra di distanza differente.

Qui sono illustrati quattro metodi differenti, mentre il metodo di Riegel e’ quello che viene proposto per le migliori approssimazioni:

TP2=TP1*(D2/D1)^1,06

dove TP1(2) e D1(2) sono i tempi e le distanze delle due gare che si confrontano.

E cosi’, facendo un po’ di conticini, il mio target per la prossima mezza e’ correre sui 4’55”. Si, diciamo che anche un 5′ andrebbe bene… 😉

Turin Half Marathon

Fatta! Ho partecipato oggi alla mia seconda mezza maratona: bella giornata, temperatura ideale, partenza alle nove dal parco del Valentino, proprio dietro il castello medievale.
Come sempre mantenere un ritmo normale all’inizio mi e’ difficile: accelero un po’ spinto dalla folla un po’ perche’ sbaglio a tirare subito veloce, e cosi’ i primi km sono veloci. Poi scorrono, un po’ piu’ lenti, ascoltanto comunque il corpo che risponde bene passo dopo passo, fiducioso che ce la fara’. Si colgono le differenze di altimetria, dai pochi centimetri lungo i corsi, agli accenni di collinette all’arrivo al Valentino fino ai veri e propri sottopassaggi e alla passerella su corso Unita’ d’Italia, un toccasana!
Alla fine riconfermato il tempo di maggio, sotto le due ore: contento, si pensa gia’ alla prossima!

Mezza maratona del lago maggiore

Fatta! Ho corso ieri la mia prima mezza maratona, l’ho conclusa entro le due ore come pensavo di riuscire a fare (1h 54′) e con la voglia di farne altre!

Rispetto alle due gare precedenti gia’ fatte nei mesi scorsi (10km), ho concluso stanco ma non distrutto: mentalmente e fisicamente avevo il controllo della situazione, non avrei proseguito ancora per molti chilometri in piu’, ma ero concentrato e non demoralizzato!

Forse perche’ c’erano solo 400 partecipanti (rispetto ai tremila delle altre gare), ma la partenza e’ stata meno eccitante delle volte scorse: siamo cosi’ partiti con calma, senza bruciarci subito. E man mano che i chilometri passavano, cresceva una sensazione unica, strana: mi sembrava di essere all’interno di un cono, partendo all’inizio dalla base larga, ricevendo molti stimoli sonori, visivi dall’ambiente esterno; ma man mano che proseguivo, aumentava la concentrazione e si riduceva il diametro del cono, e lo spazio di attenzione relativo per l’ambiente esterno. Un crescendo continuo di concentrazione, di dialogo interiore proseguito e durato fino all’arrivo! Immagino che non capiti solamente a me… ma la sensazione ricevuta e’ stata cosi’ intensa che e’ indimenticabile: come la felicita’ all’arrivo!