La spazzatura: saggezza di un monaco

Sto ascoltando in questi giorni i podcast degli interventi di Enzo Bianchi tenuti nella passata stagione per la trasmissione radiofonica Uomini e Profeti. Il tema: le tentazioni, dalla lussuria all’accidia, dall’ira alla gola.

Nel brano sull’avarizia (lo stream qui) e sul possesso viene toccato da Enzo Bianchi il problema della spazzatura (facendo riferimento, gia’ a maggio 2007, della situazione indecorosa di Napoli), dei rifiuti personali che ciascuno produce (ca. al 33 minuto) con queste parole:

“.. quando si vedono queste montagne di rifiuti, almeno a me viene in mente una idea, di una follia dell’umanita’ occidentale in questo momento.

Devo dire che qualche volta guardo il secchiello della mia pattumiera che verso, alla fine della giornata, e lo guardo per interrogarmi e dirmi: cosa ho consumato, quanto ho consumato, perche’ ho consumato queste cose piuttosto di altre.

Guardi, devo dire che e’ un esercizio che non e’ moralistico ma da’ la consapevolezza di che cosa vivo, che cosa consumo, che cosa mangio. Perche’ altrimenti noi ormai siamo abituati ad accogliere tutto quello che ci offre il mercato, la bancarella, il supermercato – semplicemente nella misura in cui e’ piu’ attraente lo consumiamo.

Ecco io credo invece … guardare qualche volta.. e che partire qualche volta dalla spazzatura, dalla quantita’ per renderci conto alla fine di cosa viviamo, e’ un’operazione salutare, ci da’ consapevolezza.”